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Sabrina Ghiadoni, ICS Montessori: “azionamenti offre ai più giovani dei modelli virtuosi da seguire”

Intervista a Sabrina Ghiadoni, dirigente dell’Istituto Comprensivo Statale Montessori, una delle 22 scuole aderenti al progetto “azionamenti | Laboratorio di possibilità”.

Laureata in chimica, originaria di un piccolo paese della provincia di Pavia, guidata da una passione genuina per le materie scientifiche, Sabrina Ghiadoni ha scelto di dedicare interamente la propria carriera professionale all’educazione dei più giovani. Dopo aver insegnato per oltre 15 anni come docente alle scuole superiori ha vinto, in seguito, il concorso da dirigente scolastico nell’Istituto Comprensivo Statale Montessori di Sangiuliano Milanese, ed è in questo ruolo che abbiamo deciso di raccogliere sua testimonianza sul primo anno del progetto “azionamenti | Laboratorio di possibilità” di Fondazione Cariplo.

Professoressa Ghiadoni, in che misura il suo istituto è interessato dal fenomeno della dispersione scolastica?

Il nostro istituto si trova al centro di un territorio caratterizzato da fortissime dinamiche migratorie, con oltre il 90% di studenti di seconda generazione alla scuola primaria e abbondantemente oltre il 50% nelle scuole secondarie. I divari linguistici, la mancanza di un legame con il territorio da parte della famiglia di origine, le differenze culturali sono, in questo senso, fattori ampiamente presenti e che portano a un elevato rischio di dispersione. Un rischio che, tuttavia, si manifesta soprattutto nel passaggio dal nostro istituto di primo grado alla scuola superiore di secondo grado: per questo motivo poniamo grande attenzione all’attività di orientamento, dando a questi ragazzi e ragazze la possibilità di fare esperienze, di responsabilizzarsi, di aprirsi al resto del mondo al di là di ambiti familiari più ristretti.

Qual è il rapporto con le famiglie e quali sono gli strumenti messi in campo dalla scuola per colmare eventuali lacune educative?

Molti studenti faticano a fare i conti con l’insuccesso, i fallimenti, le difficoltà di relazione con gli altri, perché spesso provengono da famiglie molto protettive e, al tempo stesso, poco inclini a sostenerli realmente nei momenti di maggiore difficoltà. Famiglie che, per una serie di motivi difficili da indagare, faticano a renderli più responsabili ed empatici nei confronti degli altri. In questo contesto spesso la scuola rimane uno dei pochi punti di riferimento presente sul territorio. Venendo meno gli oratori, le associazioni sportive, i doposcuola, spesso siamo noi gli unici a tenere aperte le aule al pomeriggio e fornire ai giovani un luogo dove stare, dove incontrarsi, studiare insieme ma anche sviluppare abilità, competenze e interessi che vadano oltre l’ambito più propriamente didattico.

Quali sono le altre iniziative in corso per contrastare la dispersione scolastica, oltre ad azionamenti?

Il PNRR ha messo a disposizione le risorse necessarie sia a tenere aperte le aule, nel pomeriggio, sia a garantire il presidio costante dei professori e il coinvolgimento di questi ultimi in attività di mentoring e percorsi di recupero delle competenze. Inoltre, grazie al progetto “Ponti” siamo oggi in grado di fare orientamento e venire in aiuto anche dei casi più problematici, come gli studenti di origine straniera che soffrono più di altri il divario linguistico o sono penalizzati oltre misura dalla condizione economica di partenza.

Quali sono, secondo la sua esperienza, le cause principali della dispersione?

I ragazzi più a rischio sono quelli che spesso mostrano segni evidente di demotivazione, poco interessanti allo studio o che non ricevono da quest’ultimo i risultati desiderati e gli stimoli attesi. Privi di modelli, non dispongono degli strumenti necessari ad affrontare la vita da adulti. Lasciati a se stessi non hanno occasioni per dialogare, per spiegarsi, per trovare dei punti di riferimento in quel passaggio cruciale che è l’adolescenza.

In questo contesto, qual è stato il riscontro ottenuto dal progetto azionamenti?

Il progetto è stato molto apprezzato proprio perché ha dato la possibilità ai nostri studenti di entrare in contatto con persone di successo, capaci di realizzarsi attraverso le proprie competenze nei diversi ambiti del sapere. Dare a questi giovani degli esempi concreti di realizzazione personale significa mettere le basi per accendere in loro delle passioni, degli interessi e dei desideri che non riescono in questo momento a trovare altrove.

Quali sono le sue previsioni per il futuro, e che cosa dovrebbe cambiare ancora per ridurre ulteriormente il fenomeno della dispersione?

Dobbiamo passare dall’ideologia del voto al concetto di “successo formativo”. Andare bene a scuola non significa, infatti, prendere un voto più alto dei propri coetanei, bensì riuscire a fare del proprio meglio in base alle condizioni di partenza e trovare soddisfazione e piacere nell’apprendimento. Allo stesso modo credo che la scuola non debba sfuggire alle proprie responsabilità, e che debba trovare il modo di penalizzare e stigmatizzare i comportamenti non adeguati attraverso sospensioni, lavori socialmente utili, attività educative ulteriori. Non ci dobbiamo limitare, ovviamente, a “punire”, ma dobbiamo spiegare le ragioni di ogni penalizzazione, e poi voltare pagina. Nella vita di ogni studente esistono infinite pagine bianche, ancora tutte da scrivere: speriamo nel migliore dei modi.

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