Laureata in economia del commercio internazionale e mercati valutari, dopo una breve carriera nell’ambito della professione di commercialista Mariarosaria Di Palma ha trovato la sua vocazione nel mondo dell’educazione e dell’insegnamento scolastico. Dapprima in Campania e Calabria, si è trasferita a Lecco dove è entrata di ruolo nel 2016 come docente di diritto ed economia fino a diventare referente per le attività di educazione civica dell’istituto Fiocchi di Lecco, una delle scuole aderenti al progetto azionamenti | Laboratorio di possibilità.
Professoressa Di Palma, in che misura l’Istituto Fiocchi di Lecco è interessato al fenomeno della dispersione scolastica?
Da sempre il nostro Istituto dedica molta attenzione e risorse al contrasto della dispersione, cercando di offrire agli studenti la possibilità di frequentare la scuola anche al di fuori del normale orario di attività con l’obiettivo di favorire il recupero delle materie e lo svolgimento di attività laboratoriali. I finanziamenti del PNRR, in questo senso, hanno avuto un ruolo significativo, anche se moltissimo resta ancora da fare per quanto riguarda la progettazione delle attività extra scolastiche.
Quali sono, secondo la sua esperienza, le cause principali della dispersione?
La presenza o l’assenza della famiglia è un aspetto molto influente, da non sottovalutare. Molti ragazzi e ragazze sono ormai abituati a trascorrere lunghe ore a casa da soli, senza la possibilità di confrontarsi in tempo reale con un adulto. Sono questi giovani, soli, quelli più esposti alla dispersione, soprattutto nel biennio: lo studio delle discipline del biennio è sicuramente uno studio più teorico che richiede un’applicazione in termini di ore e di svolgimento di compiti. Le discipline teoriche vengono poi implementate al triennio dalle discipline di indirizzo, che prevedono molte ora di pratica laboratoriale. Molti giovani tendono purtroppo a sottovalutare lo studio teorico, mossi dall’idea errata che la scuola con un indirizzo specifico serva solo a far acquisire competenze tecniche. Eppure, per controllare le “macchine” serve anche il pensiero critico e la scuola ha il compito e la responsabilità di formare persone in grado di pensare, non solo di eseguire.
Qual è, in questo senso, il rapporto con le famiglie e quali sono gli strumenti messi in campo dalla scuola per colmare eventuali lacune educative?
Il problema principale è nella mancanza di coinvolgimento. Non basta avere un registro elettronico in cui viene tracciato tutto il percorso scolastico di ogni singolo studente, non basta fornire uno sportello di ascolto fisico e telematico dove i genitori possono essere ricevuti anche al di fuori degli orari di ricevimento. Alcuni genitori, talvolta proprio quelli degli studenti a maggior rischio di dispersione, non hanno ancora maturato un rapporto sufficientemente strutturato con la scuola, vista come un obbligo legale da assolvere per i propri figli adolescenti.
Quali sono le iniziative in corso per il contrasto alla dispersione scolastica, oltre al progetto azionamenti?
Abbiamo realizzato molti incontri su problemi come il cyberbullismo e la parità di genere che, se non affrontati per tempo all’interno di un ambiente inclusivo, possono sfociare in gravi danni per le persone che ne sono vittime, fino alla vera e propria dispersione. Quest’ultima, infatti, non si limita all’aspetto più visibile, che è quello dell’abbandono, ma riguarda anche la decisione di “staccare la spina”, di smettere di studiare e di frequentare attivamente le lezioni, perché l’ambiente intorno a sé è percepito come giudicante e ostile.
In questo contesto, qual è stato il riscontro ottenuto dal progetto azionamenti?
I nostri ragazzi hanno bisogno di confrontarsi, di parlare, di ascoltare e di essere ascoltati, e su questo aspetto azionamenti ha ottenuto risultati importanti. Il progetto è apprezzato dagli studenti anche per l’attenzione posta al loro coinvolgimento diretto, in laboratori, attività, discussioni e dibattiti pensati rispettando i loro gusti, le loro mode, il loro linguaggio senza giudicarli e senza pregiudizi. In qualità di docenti, abbiamo percepito come la nostra presenza durante le attività con gli esperti di Azionamenti rendeva gli studenti particolarmente inibiti: una volta ceduto loro il posto, ci siamo ritirati “dietro le quinte” durante le attività e abbiamo constatato un netto aumento della partecipazione. Un aspetto che ci invita a riflettere su come porci, in futuro, nei loro confronti.
Quali sono le sue previsioni per il futuro, e che cosa dovrebbe cambiare ancora per ridurre ulteriormente il fenomeno della dispersione?
Le previsioni future sono positive grazie all’impegno che il corpo docente, i tecnici, il personale amministrativo e i collaboratori svolgono quotidianamente e con costante dedizione nell’attività di progettazione e collaborazione, creando un clima favorevole e disteso per l’apprendimento. La nostra scuola ha un carattere distintivo che è quello dell’accoglienza. Lo confermano quegli studenti che, nonostante non abbiano conseguito un risultato positivo, si iscrivono nuovamente perché si sentono compresi e guidati. Oltre al team della dispersione scolastica che monitora e previene eventuali situazioni di rischio di abbandono, ci sono tante iniziative volte ad interessare soprattutto i ragazzi più fragili o rinunciatari ad acquisire consapevolezza delle proprie potenzialità. Per questo il nostro Istituto collabora con gli Enti provinciali e le associazioni del territorio per creare una rete di riferimento per le situazioni più delicate. Il vero cambiamento, che abbiamo già cominciato a mettere in atto, è ascoltare gli studenti, coinvolgere le famiglie e creare soprattutto nei primi anni un rapporto di fiducia tra corpo docente, studenti e genitori così da poter guidare, affiancare e supportare i ragazzi, insegnando loro una metodologia di studio attenta al singolo, e supportare i genitori ad essere educatori insieme ai docenti.