Docente di ruolo dal 1995, da sempre in prima linea per quanto riguarda i progetti dedicati all’integrazione degli studenti, all’accoglienza, allo star bene a scuola, vero e proprio filo conduttore di una carriera scolastica finora interamente vissuta tra istituti tecnici e professionali. Da molti anni la professoressa Nicoletta Fornara, ora docente dell’IIS Nervi di Novara, segue progetti contro la dispersione scolastica e per questo motivo è stata coinvolta per condividere il suo punto di vista sul progetto “azionamenti | Laboratorio di possibilità“, ideato da Fondazione Cariplo e a cui l’Istituto ha aderito fin dai primi mesi.
azionamenti – dichiara in occasione della nostra intervista – è un progetto capace di coniugare gli obiettivi dell’antidispersione con quelli dell’orientamento, fondamentali per aiutare gli studenti a comprendere chi sono e che cosa vorrebbero diventare da grandi“.
In che misura l’Istituto è interessato dal fenomeno della dispersione scolastica?
Senza timore di esagerare, possiamo affermare che nel nostro Istituto circa il 40% degli studenti e delle studentesse che frequentano l’indirizzo professionale, soprattutto nel biennio, sono a rischio dispersione. La pandemia da Covid è stata, in questo contesto, detonatore di disagi e malesseri già esistenti, sommati a risultati scolastici deludenti e a una sempre più marcata fobia sociale. I finanziamenti ricevuti dal PNRR ci hanno permesso di mettere in atto percorsi di potenziamento delle competenze di base e di mentoring, ma è molto difficile fare in modo che gli studenti – soprattutto quelli più a rischio – frequentino le attività nel pomeriggio, quando molti di loro praticano attività sportiva e i trasporti pubblici non sempre sono adeguati al fabbisogno. Il primo obiettivo, oggi, non è più “solo” quello di tenerli a scuola, ma di fornire loro le motivazioni e l’interesse per farlo.
Quali sono, secondo la sua esperienza, le cause principali di questo fenomeno?
Il rischio dispersione si sta aggravando di anno in anno. Moltissimi giovani arrivano dalla scuola media con livelli di partenza non adeguati, soprattutto in seguito alla pandemia. Quelli che hanno già accumulato ritardi significativi nella conoscenza dell’italiano, della matematica, dell’inglese hanno maggiori probabilità di non conseguire il diploma. Il rischio è particolarmente elevato per i giovani immigrati di prima e seconda generazione, spesso svantaggiati dal non avere la possibilità di esercitarsi nella lingua italiana al di fuori della scuola. A rischio sono anche, ovviamente, tutti i giovani con bisogni educativi speciali, in forte crescita negli ultimi anni.
Come possono, le famiglie, collaborare con la scuola per affrontare il problema?
Le famiglie possono essere sia parte della soluzione, sia contribuire ad aggravare il problema stesso. Lo diventano quando non riconoscono più alla scuola il ruolo di ascensore sociale, e – anziché portare il proprio contributo per migliorarla e supportare il lavoro dei docenti – adottano un atteggiamento ostile e di aperto contrasto, danneggiando in primo luogo i propri figli. La soluzione è quella di prendere atto delle difficoltà e stringere – con la scuola, il personale docente, la più ampia comunità che circonda i ragazzi – una vera e propria “alleanza educativa”, in grado di sostenere gli studenti più fragili e a rischio nel percorso di crescita e maturazione.
Quali erano le aspettative della scuola in merito al progetto azionamenti | Laboratorio di possibilità e come esso è stato accolto da studenti e insegnanti?
Il progetto Azionamenti ha avuto un’accoglienza molto positiva, in primis proprio in virtù della sua realizzazione nelle ore curriculari che ha permesso di coinvolgere il maggior numero possibile di studenti. Abbiamo apprezzato l’approccio sistemico e la suddivisione degli interventi in fasi diverse, consequenziali, che hanno portato molti studenti ad aprirsi e a diventare partecipi delle attività proposte. In particolare, gli incontri della fase di ispirazione – come quello sulla cultura del fallimento – hanno affrontato temi fondamentali e hanno saputo farlo in maniera innovativa, motivando i ragazzi a riflettere sul proprio vissuto e trovare dentro di loro le forze e la motivazione per andare avanti. Ciò che abbiamo fatto con Azionamenti è destinato a entrare nel nostro percorso orientativo, perché è un progetto capace di coniugare gli obiettivi dell’antidispersione con quelli dell’orientamento, fondamentali per aiutare gli studenti a comprendere chi sono e che cosa vorrebbero diventare da grandi.
Quali sono le sue previsioni per il futuro in merito al problema della dispersione scolastica e quali sono gli elementi che possono indurre a un cauto ottimismo?
Il primo passo potrebbe essere quello di ridurre il numero delle materie, o perlomeno, di accorpare le lezioni da un’ora in unico momento di apprendimento dove far convivere pratica e teoria, lezioni frontali ed esercitazioni di laboratorio. Il secondo dovrebbe essere quello del supporto alle famiglie, con servizi sul territorio capaci di affiancare e sostenere quelle più fragili. La dispersione scolastica non è un problema risolvibile caso per caso, ma può essere affrontato solo e unicamente in maniera sistemica, facendo collaborare tra loro scuole, famiglie, istituzioni, fornitori di servizi anche al di fuori dell’orario di lezione. Se non saremo in grado di affrontare il problema in questi termini, allora avremo a che fare con una differenza sempre più evidente e incolmabile tra chi sarà andato oltre e chi invece avrà abbandonato.