Per quali motivi un giovane o una giovane studentessa dovrebbero abbandonare precocemente gli studi, prima del conseguimento del diploma? Quanto influisce il rendimento scolastico, quanto la famiglia di origine, e quanto invece il desiderio di cominciare fin da subito a lavorare per assicurarsi uno stipendio stabile? La risposta, soprattutto in quest’ambito, non può mai dirsi univoca e immutabile, ma sicuramente è possibile analizzare in che misura le aspettative dei più giovani vengono oggi soddisfatte dalla realtà, soprattutto per quanto riguarda l’accesso al mercato del lavoro.
I numeri, innanzitutto: nel 2022 la percentuale di giovani e giovanissime italiane tra i 18 e i 24 anni che non sono più inseriti in un percorso di istruzione e formazione dopo aver ottenuto il diploma secondario inferiore è all’11,5% del totale, rispetto a una media europea del 9,6%. I ragazzi che abbandonano precocemente gli studi sono, in percentuale, più delle ragazze (13,6% rispetto al 9,1%), e sono di più al Sud (15,1%) rispetto al Nord (9,9%).
Uno ogni dieci, dieci ogni cento, cento ogni mille, mille ogni diecimila: in base al campione di riferimento preso in esame, il numero di giovani che – secondo Istat – rientrano nella categoria degli ELET (Early Leavers from Education and Training) assume proporzioni via via più inquietanti, e a poco serve ricordare come il fenomeno sia correlato al titolo di studi dei genitori (il 24,1% di chi ha genitori con la sola licenza media si ferma prima del diploma, rispetto al 2,5% di chi ha genitori in possesso della laurea). Si tratta comunque di numeri molto alti, che gettano una forte ipoteca sul futuro del Paese e delle comunità locali.
Elet e mercato del lavoro: solo quattro su dieci trovano un’occupazione dopo aver abbandonato la scuola precocemente
A confutare una volta per tutte le possibili motivazioni di coloro che lasciano precocemente gli studi per trovare lavoro sono, infine, i dati riguardanti l’occupazione degli ELET stessi: solo il 39% di questi ultimi lavora effettivamente, in crescita di cinque punti percentuali dopo il 2021 ma in calo di tredici punti rispetto al 2007. Tra i 18-24enni che hanno conseguito almeno il diploma il tasso di occupazione è di 18,7 punti percentuali rispetto a chi si è fermato alla licenza media. Un ragazzo “disperso” su due è disposto a lavorare ma non trova lavoro, e questa percentuale raggiunge il 75% quando si tratta di ex studentesse.
Se vi sono pochi dubbi in merito all’utilità del titolo di studio in senso generale, i dati Istat certificano l’estrema difficoltà per i giovani che non raggiungono neppure il diploma di scuola superiore di secondo grado a entrare nel mercato del lavoro rispetto ai propri coetanei. Abbandonare la scuola prima del tempo, quindi, non significa solo precludersi opportunità di studio e carriera nel futuro, ma anche rendere vani i propri sforzi per trovare quel primo “lavoretto” con cui cominciare ad acquisire quell’indipendenza economica tanto agognata.