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Lucia Gregoretti, preside dell’ICS Fermi di San Giuliano: “azionamenti offre agli studenti uno sguardo sui futuri possibili”

Intervista a Lucia Gregoretti, preside dell’ICS Fermi di San Giuliano, tra gli istituti che hanno aderito al progetto azionamenti | Laboratorio di possibilità di Fondazione Cariplo per prevenire il rischio di dispersione e abbandono scolastico.

Laureata in fisica, con oltre 25 anni di esperienza fra Trentino Alto-Adige, Campania, Lombardia, Lucia Gregoretti è al secondo mandato da dirigente scolastica presso l’ICS Fermi di San Giuliano milanese, scuola secondaria di primo grado che ha aderito al progetto azionamenti | Laboratorio di possibilità, ideato da Fondazione Cariplo per prevenire il rischio di dispersione e abbandono scolastico. “Grazie ad azionamenti – afferma in occasione di questa intervista – anche coloro che provengono da contesti svantaggiati possono farsi un’idea di tutte le possibili opportunità che li attendono in futuro”.

Professoressa Gregoretti, quali sono stati i progetti contro la dispersione scolastica realizzati finora dall’ICS Fermi prima di azionamenti | Laboratorio di possibilità?

Fino ad oggi abbiamo cercato di lavorare in continuità con altri istituti superiori del territorio, favorendo il contatto tra gli studenti e le scuole secondarie di secondo grado, approfittando del sostegno fornito dal PNRR. Il tema dell’orientamento è cruciale nel fenomeno della dispersione scolastica perché se è vero che esiste una percentuale di studenti che ignora volutamente i consigli e sceglie la scuola di secondo grado in base alla vicinanza da casa, o alla presenza degli amici, è altrettanto vero che molti rischiano di perdersi per il cambiamento di richieste, approcci, metodologie tra la scuola di primo e quella di secondo grado, che per alcuni può rivelarsi un vero e proprio salto nel vuoto.

In che misura il suo Istituto è interessato dal fenomeno della dispersione scolastica e quali sono, secondo la sua esperienza, le cause principali di questo fenomeno?

Come scuola secondaria di primo grado siamo interessati solo marginalmente dal fenomeno della dispersione esplicita, quella misurabile in termini di abbandoni volontari, ma siamo in prima linea per contrastare la dispersione implicita e fornire agli studenti gli strumenti per non perdere la rotta negli anni a venire. Se oggi la scuola secondaria di primo grado sta facendo un grande sforzo per dare agli studenti gli strumenti per comprendere la realtà, mobilitando tutte le discipline intorno a uno specifico tema, la scuola di secondo grado è ancora troppo vincolata all’adesione pedissequa a programmi e manuali di testo, senza tenere conto del pregresso degli studenti e del livello di consapevolezza raggiunto da questi ultimi.

Quali sono le aspettative della scuola in merito al progetto azionamenti | Laboratorio di possibilità e come quest’ultimo è stato accolto da studenti e insegnanti?

In questo contesto, appena descritto, le attività e i laboratori di azionamenti permettono di valorizzare tanto le competenze apprese quanto le attitudini, le capacità e il ragionamento non “orizzontale” degli studenti. L’idea di portare gli esperti, le testimonianze delle aziende, le storie del territorio dentro alle scuole determina una grande apertura degli orizzonti culturali e delle aspettative degli studenti, soprattutto per coloro che provengono da paesi diversi, ambienti sociali svantaggiati, e che più di altri hanno bisogno di vedere con i propri occhi il mondo che li attende e le alternative che potrebbero esplorare in futuro.

Quali sono i possibili rimedi al problema della dispersione scolastica, oltre a progettualità come quella di azionamenti?

A un livello più generale, la dispersione scolastica è una conseguenza di una diffusa fragilità tra i più giovani che si manifesta nella sensazione di non farcela, di non essere all’altezza, fino all’estrema scelta di ritirarsi dalle lezioni o dagli esami pur di non affrontarne le ultime conseguenze. Come dirigente – e come madre di adolescenti – mi interrogo tutti i giorni su questo dato di fatto, confermato dai percorsi di mentoring che abbiamo attivato nel nostro istituto, e sono giunta alla conclusione che non può essere la scuola il centro di ogni iniziativa, ma che nuove proposte, soluzioni e reti di prossimità e di ascolto dovrebbero provenire dagli enti del territorio, dai comuni, dalle associazioni sportive e culturali.

Quali sono le sue previsioni per il futuro in merito al problema della dispersione scolastica e quali sono gli elementi che possono indurre a un cauto ottimismo?

Nell’ambito più propriamente scolastico la vera incognita è rappresentata dalla continuità dei progetti sostenuti dal PNRR, come le attività di mentoring che offrono agli studenti quel supporto “psicologico” che l’insegnante da solo spesso non è in grado di fornire. Lavorare sulle fragilità, investire in figure di supporto ai giovani capaci di comprenderne le aspettative e di supportarli nei momenti di passaggio più delicati tra la stagione dell’infanzia e l’adolescenza, tra un ciclo e l’altro di studi, potrebbe fare la differenza da qui ai prossimi anni. Il malessere dei più giovani è un malessere della società, e genitori e insegnanti hanno bisogno della collaborazione di altre figure professionali ed esterne al mondo della scuola e della famiglia per poter dare ai più giovani un messaggio diverso, di speranza.

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